Tutto è in funzione del movimento, di una dinamica concezione dell'immagine che sia salto, vertigine e rivoluzione.
La particolare tecnica utilizzata da Filippo Guicciardi è il frutto di successive e progressive fasi di montaggio, un'azione compositiva proattiva che si produce nel tempo e nello spazio dell'opera.
L'immagine viene lasciata libera di muoversi assieme alla visionarietà fantasiosa e creativa dell'osservatore, il quale assume un ruolo non subalterno, ma parallelo e paritario a quello dell'artista nella concezione estetica così come nel completamento formale dell'opera d'arte.
Non c'è un tempo cronologico, misurabile, ogni punto di riferimento annega e si smarrisce nel flusso di un dinamismo continuativo che racconta i gesti di un passaggio senza principio e senza fine... (Alberto Gross)