LORENZETTI, Pietro
Pittore senese, fratello dell'altrettanto celebre e prolifico Ambrogio, documentato dal 1306 - quando un Petruccio di Lorenzo viene pagato "per una dipintura nella tavola dei Signori Nove" (Milanesi, 1854, p. 194) - al 1345, data che compare sugli affreschi firmati di S. Michele Arcangelo a Castiglion del Bosco, presso Buonconvento. Ove si accetti l'identificazione con Petruccio di Lorenzo, che per essere pagato in proprio non poteva avere meno di venticinque anni, la data di nascita di L. può fissarsi indiziariamente al 1280, e la morte presumibilmente, come per il fratello, al 1348, in conseguenza della grande peste.Numerose sono le opere firmate da L.: il polittico per la pieve di S. Maria ad Arezzo, iniziato nel 1320, la Madonna con il Bambino (Cortona, Mus. Diocesano), la pala del Carmine, del 1329 (Siena, Pinacoteca Naz.), le tre tavole di polittico, dalla pieve di S. Cecilia a Crevole, del 1332 (Siena, Pinacoteca Naz.), la Madonna con il Bambino per la chiesa di S. Francesco a Pistoia, del 1340 (Firenze, Uffizi), il trittico del 1340 (Washington, Nat. Gall. of Art), il dittico di Altenburg (Lindenau-Mus.), la pala della Beata Umiltà, del 1341 (Firenze, Uffizi), la Natività della Vergine per il duomo di Siena, del 1342 (Siena, Mus. dell'Opera della Metropolitana), e gli affreschi di Castiglion del Bosco, del 1345.Opere documentate a Siena e poi andate perdute sono una tavola per la chiesa degli Umiliati (1329), la dipintura per la porta nuova del duomo (1333), gli affreschi con Storie della Vergine sulla facciata dello Spedale di S. Maria della Scala (1335) e una tavola per la chiesa di S. Martino (1337).
La formazione stilistica dell'artista, quale si palesa nelle sue prime opere, si svolse essenzialmente nell'orbita di Duccio di Buoninsegna, la cui lezione appare vivificata da una personale meditazione sul Giotto assisiate e sui ritmi scultorei di Giovanni Pisano. Infatti i suoi esordi vanno ricercati ad Assisi, nel braccio sinistro del transetto della basilica inferiore di S. Francesco, dove L. eseguì un ciclo di affreschi con Storie della Passione di Cristo, a lui restituito da Cavalcaselle (Crowe, Cavalcaselle, 1864), che corresse le devianti indicazioni di Vasari (Le Vite, II, 1967, pp. 143-147), il quale riferiva gli affreschi assisiati sia a Cavallini (Crocifissione; Vasari, Le Vite, II, 1967, p. 187), sia a Giotto (Stimmate di s. Francesco; ivi, p. 101), sia a Puccio Capanna (Storie della Passione; ivi, p. 118); Vasari, del resto, chiamò L. Pietro Laurati, ignorandone la parentela con Ambrogio e ritenendolo scolaro di Giotto (Le Vite, II, 1967, pp. 143-147).
I primi affreschi eseguiti da L. nella basilica inferiore di Assisi appaiono il trittico murale della cappella Orsini raffigurante la Madonna con il Bambino fra i ss. Giovanni Battista e Francesco, attribuitogli da Cavalcaselle (Crowe, Cavalcaselle, 1885), e le sei Storie ante mortem della Passione di Cristo: Ingresso a Gerusalemme, Ultima Cena, Lavanda dei piedi, Arresto di Cristo, Flagellazione e Andata al Calvario (sottoposte nel 1963 a un radicale restauro). Nelle Storie della Passione si palesano un'eccezionale vivezza coloristica, eredità del grande Duecento senese, e uno sperimentale dominio dello spazio, esemplato e studiato su Giotto. Secondo le ipotesi di Volpe (1951b; 1965; 1989), il quale ne ha riconosciuto la piena e totale autografia, contro le precedenti e invalse opinioni della critica che li giudicavano opera mediocre di allievi oppure tardo prodotto della maturità, questi affreschi sono databili in una fase precoce del percorso dell'artista, compresa tra il 1310 e il 1319; L. in un esito ancora arcaizzante e composito avrebbe quindi eseguito il trittico Orsini negli anni 1310-1315 e gli affreschi della Passione dal 1315 al 1319. Lo stacco qualitativo ed espressivo che si rileva tra le Storie della Passione ante mortem e quelle delle pareti sottostanti, la Crocifissione e le Storie post mortem, fa ritenere che sia avvenuta un'interruzione dei lavori, presumibilmente causata dai rivolgimenti politici seguiti alla cacciata dei guelfi e all'avvento del governo ghibellino, avvenuto nel 1319, e dalla commissione del polittico di Arezzo.
Il 17 aprile 1320 infatti il potente vescovo ghibellino Guido Tarlati commissionava a L. un grande polittico per l'altare della pieve di S. Maria ad Arezzo, nella cui tribuna, secondo Vasari (Le Vite, II, 1967, p. 145), si trovavano anche degli affreschi di sua mano. La lavorazione si protrasse dall'aprile del 1320 al gennaio del 1324, come attestano i documenti, dai quali si evince che al vescovo Tarlati era demandato il controllo dell'iconografia, delle misure, dell'eccellenza dei materiali usati, nonché della qualità dell'esecuzione (Firenze, Arch. di Stato, Notarile antecosimiano, A 966; Milanesi, 1854; Mariotti, 1968; Guerrini, 1988). È questa la prima opera sicuramente databile dell'artista, che vi si firma "Petrus Laure(n)tii me pinxit dextra senensis"; il grandioso complesso a due ordini nella pieve aretina, che doveva essere completato da una cornice e da una predella ora mancanti, palesa, oltre ai riflessi di Duccio di Buoninsegna e di Giotto, nell'appassionata tensione psicologica delle figure, un'eco meditata delle sculture eseguite da Giovanni Pisano per la facciata del duomo di Siena.Forse anteriori al polittico aretino si ritengono alcuni dipinti eseguiti per chiese del contado di Arezzo e di Siena: la Madonna con il Bambino e quattro angeli che reca la firma "Petrus Laurentii hanc pinx[it] dextra senensis", già nel duomo di Cortona (Mus. Diocesano), il Crocifisso sagomato proveniente dalla chiesa di S. Marco di Cortona (Mus. Diocesano), la Madonna con il Bambino della pieve dei Ss. Leonardo e Cristoforo a Monticchiello, presso Pienza, centro di un polittico smembrato di cui facevano parte la S. Agata (Le Mans, Mus. de Tessé) e i Ss. Benedetto, Caterina e Margherita (Firenze, Mus. Horne), e infine la Madonna con il Bambino della pieve dei Ss. Stefano e Degna a Castiglione d'Orcia. Queste opere esemplificano la giovinezza dell'artista, coinvolto nella cultura duccesca, di cui peraltro rinnovò lo stile con un'accentuata certezza plastica che si apparenta ai primi affreschi assisiati. Connessa allo stile del polittico aretino e alla seconda fase degli affreschi di Assisi appare la maestosa figura di S. Lucia (Firenze, chiesa di S. Lucia dei Magnoli), restaurata e parzialmente ridipinta nel 1473 da Jacopo del Sellaio, che aggiunse l'angelo annunciante e l'Annunciata. L'opera, di straordinaria importanza sia qualitativa sia storica, testimonia la prima precoce presenza a Firenze di Pietro, forse in concomitanza con il soggiorno del fratello Ambrogio, documentato in città dal 1321.Ad Assisi l'artista dovette presumibilmente fare ritorno per una seconda campagna di affreschi nella basilica inferiore, per i quali non si possiede alcun dato se non quello dello stile. Essi comprendono la Discesa al limbo, la Risurrezione, la Deposizione dalla croce, il Seppellimento (sulla parete di accesso alla cappella Orsini), la grande Crocifissione, che presenta una vasta lacuna della superficie pittorica, con la sottostante Sacra Conversazione (sulla parete sinistra del transetto), il rovinato Giuda impiccato e le Stimmate di s. Francesco. Diversamente da quelle della volta, queste storie non hanno subìto rilevanti riserve attributive; la critica è infatti unanime nel ritenerle non soltanto l'impresa di maggiore respiro di L., ma altresì una delle più alte testimonianze del Trecento italiano. Controversa è invece la loro cronologia: per Maginnis (1976; 1984) tutta la decorazione del transetto per ragioni tecniche sarebbe avvenuta in un'unica campagna di lavori terminata nel 1319; per Carli (1981) essa si sarebbe conclusa negli anni 1327-1328; Volpe (1965; 1989) propone invece più persuasivamente due campagne di lavori, la seconda svolta in tempi brevi entro il 1322, prima della conclusione cruenta del conflitto che oppose Assisi alle forze papali e alla guelfa Perugia. Nelle Storie post mortem si avvertono infatti un più maturo e arduo impegno compositivo, specie nella grandiosa Crocifissione, e una potente plasticità delle figure dai crudi spezzati profili, che rievocano le sculture di Giovanni Pisano. La meditata resa spaziale e uno strenuo sperimentalismo visivo indicano inoltre un rinnovato contatto di L. con Giotto e la conoscenza del suo stile maturo, che si palesa nella cappella Peruzzi in Santa Croce a Firenze, nonché un legame con l'esperienza fiorentina del fratello.In questo momento, oppure, come ritengono alcuni (Maginnis, 1984), in un'epoca precedente al polittico di Arezzo (1320-1324), si situano altre opere su tavola compiute forse durante un secondo soggiorno dell'artista a Siena: la Crocifissione e santi (Cambridge, MA, Harvard Univ. Art Mus., Fogg Art Mus.), il S. Leonardo (Riggisberg, Abeggstiftung), scomparto destro di un polittico presumibilmente proveniente dall'eremo agostiniano di S. Leonardo al Lago presso Siena, la Madonna con il Bambino in trono e un monaco, sormontata da due pennacchi con due angeli adoranti (Filadelfia, Mus. of Art, Johnson Coll.), e un consunto trittico (Seattle, Washington Art Mus., Kress Coll.).
A questo momento, posteriore al 1320 e al polittico aretino, potrebbero connettersi anche due dipinti di piccole dimensioni: il centro di un tabernacolo a forma di trittico (coll. privata; Boskovits, 1986) - che costituisce l'unico esempio di altarolo per la devozione privata situabile nella fase giovanile dell'artista, forse proveniente dall'area aretina vista la presenza delle ss. Fiora e Lucilla - e la Crocifissione e due dolenti (Siena, Pinacoteca Naz.), probabile fastigio di un perduto polittico dalla solenne, arcaica struttura, che si lega agli episodi post mortem degli affreschi di Assisi (Volpe, 1951b).Dopo il 1306 L. risulta documentato a Siena una seconda volta nel 1326, quando venne pagato per la "dipignitura delle Storie nella
Lorenzetti, Pietroเซียนาจิตรกร พี่ชายของเท่า ๆ กัน และมีชื่อเสียงลูก Ambrose จัด โดย 1306 เมื่อ Lorenzo di Petruccio การชำระการวาดภาพในตารางของลอร์ดเก้า "(Milan, 1854, p. 194)-1345 วันปรากฏบน frescoes ลงนาม โดย Michele Arcangelo s ได้ใน Castiglion เดลบอสโก ที่ Buonconvento ถ้าคุณยอมรับรหัสกับ Lorenzo di Petruccio ว่า จะชำระเพียงไม่มีน้อยกว่ายี่สิบห้าปี สามารถแก้ไขวันเดือนปีเกิดของ l. 1280 indiziariamente และทับ เป็นตายพี่ชายของเธอ ที่ 1348, in consequence of โรคระบาดครั้งใหญ่ มีหลายงานที่เซ็นชื่อ โดย l.: ประดับในโบสถ์ของโรงโฆษณา s ได้มาเรีย Arezzo เริ่มใน 1320 มาดอนน่ากับลูก (Cortona บรรยากาศเป็นกัน Diocesano), สร้าง del Carmine, 1329 (เซียนา รายการพิพิธภัณฑ์), การติดตั้งที่สามของฉากแท่นบูชา pieve di ได้ Cecilia ใน Crevole, 1332 (เซียนา รายการพิพิธภัณฑ์), มาดอนน่ากับลูกสำหรับคริสตจักรของฟรานในซานอันเดรอา 1340 (ฟลอเรนซ์ ฟลอเร็นซ์), บานพับภาพของ 1340 (วอชิงตัน Nat. ปากปราศรัยน้ำใจเชือด ศิลปะ), บานพับของ Altenburg (Lindenau-พิพิธภัณฑ์), ฉากแท่นบูชาของเราบท 1341 (ฟลอเรนซ์ ฟลอเร็นซ์), ประสูติพระนางพรหมจารีสำหรับวิหารของเซียนา ทูต (MUS. เมโทรโอเปร่า), และ frescoes ของ Castiglion del บอสโก ของ 1345. เอกสารในเซียนา และหายไปแล้ว มีตารางสำหรับ degli โบสถ์ Umiliati (1329), จิตรกรรมกับประตูวิหารใหม่ (1333) frescoes กับเรื่องราวของบนกระจกโรงพยาบาลของซานตามาเรียเดลลาสกาลา (1335) และตารางสำหรับคริสตจักรของมาร์ติโน s ได้ (1337)การก่อตัวเป็นสำนวนของศิลปิน ซึ่งปรากฏตัวในช่วงต้นของเขาทำงาน ใช้เวลาส่วนใหญ่ในวงโคจรของ Buoninsegna di Duccio บทดูเหมือนว่า enlivened โดยสมาธิบุคคลในอัสซีซี Giotto และแกะสลัก โดย Giovanni Pisano แบบ ชิ้นที่พบในอัสซีซี ในแขนซ้ายของมุขข้างโบสถ์ของมหาวิหารเซนต์ Francis ที่ l. ทำวงจร frescoes กับเรื่องราวของความรักของพระคริสต์ การส่งคืนให้เขา โดย Cavalcaselle (โครว์ Cavalcaselle, 1864), ซึ่งบ่งชี้ deviant ของ Vasari (ชีวิต II, 1967 นำ 143-147), ซึ่งรายงานจากอัสซีซี frescoes Cavallini (ทั้งตรึง แก้ไข ด้านล่าง Giorgio Vasari, Le Vite, II, 1967, p. 187) และ Giotto (stigmata s.Francesco; ibid., p. 101), และ Puccio Capanna (เรื่องราวของความรัก ibid., p. 118); Vasari เรียกอย่างไรก็ตาม l. Pietro Laurati ละเว้นความสัมพันธ์ กับ Ambrose และ schoolboy ของ Giotto (ชีวิต II, 1967 นำ 143-147)Frescoes เก่าทาสี โดย l. ในมหาวิหารอัสซีซีต่ำโบสถ์ Orsini จิตรกรรมฝาผนังบานพับภาพแสดงให้เห็นถึงพระแม่มารีกับเด็กระหว่างนักบุญจอห์นและ Francis, Cavalcaselle (โครว์ Cavalcaselle, 1885), และเรื่องราวหก antemortem ของความรักของพระคริสต์: เข้ากรุงเยรูซาเล็ม ซุปเปอร์ล่าสุด ซักผ้า เท้าจับกุมพระเยซู พระเยซูถูกเฆี่ยน และถนนไม้กางเขน (ส่งใน 1963 เพื่อคืนรุนแรง) ในเรื่องราวความรักเกิดขึ้นสดใสสีพิเศษ ดั้งเดิมของ senese ดีสงคราม และโดเมนพื้นที่ทดลอง esemplato และศึกษา Giotto ตามสมมติฐานของฟ็อกซ์ (1965; 1951b; 1989), คนรู้จักเต็ม และรวมออโตกราฟ เทียบกับก่อนหน้านี้ และสร้างความเห็นของนักวิจารณ์ผู้ตัดสินพวกเขาทำงานมาตรฐานของนักเรียนหรือครบกำหนดล่าช้า ผลิตภัณฑ์ frescoes เหล่านี้มีวันที่เป็นระยะแรก ๆ ของเส้นทางของศิลปินระหว่าง 1310 1319 จะมีพวก และคอมโพสิต ได้แล้ว วิ่ง Orsini ในปีบานพับภาพ-1310 1315 และ frescoes เกิดจาก 1315 การ 1319 ปลดและคุณภาพที่แสดงออกที่คุณพบระหว่างเรื่องราวของ antemortem และความหลงใหลในผนังด้านล่าง ตรึงกางเขนและเรื่องราว postmortem แนะนำที่ ได้มีการหยุดชะงักของงาน การสันนิษฐานสาเหตุการเมือง upheavals ตามขับไล่ guelfi ที่และรัฐบาล Ghibelline 1319 เดิน ทางมาโดยนายประดับ ArezzoIl 17 aprile 1320 infatti il potente vescovo ghibellino Guido Tarlati commissionava a L. un grande polittico per l'altare della pieve di S. Maria ad Arezzo, nella cui tribuna, secondo Vasari (Le Vite, II, 1967, p. 145), si trovavano anche degli affreschi di sua mano. La lavorazione si protrasse dall'aprile del 1320 al gennaio del 1324, come attestano i documenti, dai quali si evince che al vescovo Tarlati era demandato il controllo dell'iconografia, delle misure, dell'eccellenza dei materiali usati, nonché della qualità dell'esecuzione (Firenze, Arch. di Stato, Notarile antecosimiano, A 966; Milanesi, 1854; Mariotti, 1968; Guerrini, 1988). È questa la prima opera sicuramente databile dell'artista, che vi si firma "Petrus Laure(n)tii me pinxit dextra senensis"; il grandioso complesso a due ordini nella pieve aretina, che doveva essere completato da una cornice e da una predella ora mancanti, palesa, oltre ai riflessi di Duccio di Buoninsegna e di Giotto, nell'appassionata tensione psicologica delle figure, un'eco meditata delle sculture eseguite da Giovanni Pisano per la facciata del duomo di Siena.Forse anteriori al polittico aretino si ritengono alcuni dipinti eseguiti per chiese del contado di Arezzo e di Siena: la Madonna con il Bambino e quattro angeli che reca la firma "Petrus Laurentii hanc pinx[it] dextra senensis", già nel duomo di Cortona (Mus. Diocesano), il Crocifisso sagomato proveniente dalla chiesa di S. Marco di Cortona (Mus. Diocesano), la Madonna con il Bambino della pieve dei Ss. Leonardo e Cristoforo a Monticchiello, presso Pienza, centro di un polittico smembrato di cui facevano parte la S. Agata (Le Mans, Mus. de Tessé) e i Ss. Benedetto, Caterina e Margherita (Firenze, Mus. Horne), e infine la Madonna con il Bambino della pieve dei Ss. Stefano e Degna a Castiglione d'Orcia. Queste opere esemplificano la giovinezza dell'artista, coinvolto nella cultura duccesca, di cui peraltro rinnovò lo stile con un'accentuata certezza plastica che si apparenta ai primi affreschi assisiati. Connessa allo stile del polittico aretino e alla seconda fase degli affreschi di Assisi appare la maestosa figura di S. Lucia (Firenze, chiesa di S. Lucia dei Magnoli), restaurata e parzialmente ridipinta nel 1473 da Jacopo del Sellaio, che aggiunse l'angelo annunciante e l'Annunciata. L'opera, di straordinaria importanza sia qualitativa sia storica, testimonia la prima precoce presenza a Firenze di Pietro, forse in concomitanza con il soggiorno del fratello Ambrogio, documentato in città dal 1321.Ad Assisi l'artista dovette presumibilmente fare ritorno per una seconda campagna di affreschi nella basilica inferiore, per i quali non si possiede alcun dato se non quello dello stile. Essi comprendono la Discesa al limbo, la Risurrezione, la Deposizione dalla croce, il Seppellimento (sulla parete di accesso alla cappella Orsini), la grande Crocifissione, che presenta una vasta lacuna della superficie pittorica, con la sottostante Sacra Conversazione (sulla parete sinistra del transetto), il rovinato Giuda impiccato e le Stimmate di s. Francesco. Diversamente da quelle della volta, queste storie non hanno subìto rilevanti riserve attributive; la critica è infatti unanime nel ritenerle non soltanto l'impresa di maggiore respiro di L., ma altresì una delle più alte testimonianze del Trecento italiano. Controversa è invece la loro cronologia: per Maginnis (1976; 1984) tutta la decorazione del transetto per ragioni tecniche sarebbe avvenuta in un'unica campagna di lavori terminata nel 1319; per Carli (1981) essa si sarebbe conclusa negli anni 1327-1328; Volpe (1965; 1989) propone invece più persuasivamente due campagne di lavori, la seconda svolta in tempi brevi entro il 1322, prima della conclusione cruenta del conflitto che oppose Assisi alle forze papali e alla guelfa Perugia. Nelle Storie post mortem si avvertono infatti un più maturo e arduo impegno compositivo, specie nella grandiosa Crocifissione, e una potente plasticità delle figure dai crudi spezzati profili, che rievocano le sculture di Giovanni Pisano. La meditata resa spaziale e uno strenuo sperimentalismo visivo indicano inoltre un rinnovato contatto di L. con Giotto e la conoscenza del suo stile maturo, che si palesa nella cappella Peruzzi in Santa Croce a Firenze, nonché un legame con l'esperienza fiorentina del fratello.In questo momento, oppure, come ritengono alcuni (Maginnis, 1984), in un'epoca precedente al polittico di Arezzo (1320-1324), si situano altre opere su tavola compiute forse durante un secondo soggiorno dell'artista a Siena: la Crocifissione e santi (Cambridge, MA, Harvard Univ. Art Mus., Fogg Art Mus.), il S. Leonardo (Riggisberg, Abeggstiftung), scomparto destro di un polittico presumibilmente proveniente dall'eremo agostiniano di S. Leonardo al Lago presso Siena, la Madonna con il Bambino in trono e un monaco, sormontata da due pennacchi con due angeli adoranti (Filadelfia, Mus. of Art, Johnson Coll.), e un consunto trittico (Seattle, Washington Art Mus., Kress Coll.).A questo momento, posteriore al 1320 e al polittico aretino, potrebbero connettersi anche due dipinti di piccole dimensioni: il centro di un tabernacolo a forma di trittico (coll. privata; Boskovits, 1986) - che costituisce l'unico esempio di altarolo per la devozione privata situabile nella fase giovanile dell'artista, forse proveniente dall'area aretina vista la presenza delle ss. Fiora e Lucilla - e la Crocifissione e due dolenti (Siena, Pinacoteca Naz.), probabile fastigio di un perduto polittico dalla solenne, arcaica struttura, che si lega agli episodi post mortem degli affreschi di Assisi (Volpe, 1951b).Dopo il 1306 L. risulta documentato a Siena una seconda volta nel 1326, quando venne pagato per la "dipignitura delle Storie nella
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